Verbo latino SUM
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Paradigma | Coniugazione | Composti di SUM
Coniugazione e Paradigma del verbo latino Sum (“Essere”)
Il verbo latino “sum” ha il significato fondamentale di “essere”, ma può averne anche altri.
Il verbo “sum” significa infatti anche “esserci”, “essere presente” o “trovarsi”.
Infine, occorre segnalare la forma del cosiddetto dativo di possesso: spesso si utilizza il verbo “sum” seguito da un dativo per indicare il possesso, dove il soggetto di “sum” è la cosa posseduta. Ad esempio “gladius mihi est” si tradurrà come “ho/posseggo un gladio” benchè, letteralmente, sia “un gladio è a me”.
Il verbo “esse” è l’unico ausiliare del latino ed è usato nella costruzione di numerose forme passive composte delle coniugazioni latine.
Paradigma: sum, es, fui, esse
Come si può notare già dal paradigma, il verbo “sum” ha una coniugazione totalmente irregolare e diversa da quella di qualsiasi altro verbo latino.
- L’indicativo presente alterna due temi “es-” e “s-“ a seconda della persona: “sum, es, est, sumus, estis, sunt”.
- L’indicativo imperfetto ed futuro semplice utilizza il tema “er-“ e dà come esito “eram, eras, …” e “ero, eris, …”.
- Il congiuntivo presente si costruisce sul tema “s-“ e dà quindi come esito “sim, sis, …”.
- Il congiuntivo imperfetto usa invece il tema “es-“ e dà quindi come esito “essem, esses, …”.
- Il verbo “sum” non ha participi, nemmeno quello presente.
- Il tema del perfetto è “fu-“.
- il tema del supino non esiste, in quanto “sum” è intransitivo.
I composti di Sum
Oltre alla particolarità del verbo essere latino in sè, è anche opportuno conoscere bene i suoi composti, non tanto per le differenze nella coniugazione (che è sostanzialmente identica), ma per i significati estremamente particolari che questi possono assumere (spesso evidenziando anche delle strutture sintattiche molto strane).
Di seguito elenchiamo tutti i paradigmi dei composti del verbo essere latino, con i loro rispettivi significati.
- Absum, abes, afui/abfui, abesse (“essere assente” o “essere lontano”).
- Adsum, ades, adfui/affui, adesse (“essere presente” o “essere vicino”).
- Praesum, praees, praefui, praeesse (“essere a capo”).
- Intersum, interes, interfui, interesse (“partecipare” o “interessare”).
- Obsum, obes, obfui, obesse (“opporsi” o “nuocere”).
- Subsum, subes, subesse (“essere sotto” o “sottostare”).
- Supersum, superes, superfui, superesse (“sopravvivere”).
- Desum, dees, defui, deesse (“mancare” o “venire a mancare”).
- Insum, ines, fui in, inesse (“essere all’interno”).
- Prosum, prodes, profui, prodesse (“essere utile” o “giovare”).
- Possum, potes, potui, posse (“potere” e “essere capace”).
Buona parte dei composti di “sum” regge il caso dativo: diremo infatti “cui prodest?” cioè “a chi giova?”.
Fanno eccezione “absum” che regge “a/ab + ablativo”, “insum” che regge sia il dativo sia l’ablativo e “possum” che, essendo un verbo servile, regge l’infinito.
L’ultima doverosa nota riguarda la coniugazione del verbo “possum”, dato dall’unione dell’antico aggettivo “potis” (“capace” o “abile”) con il verbo essere. Da un lato, il prefisso “pot-” del verbo ha come esito fonetico l’assibiliazione “pos-” davanti ad una esse (avremo infatti “pos-sum” e “pos-sumus”). Dall’altro, il tema del perfetto non è costruito su “-fui” di “sum” ma sul tema “potu-” dell’antico verbo “poteo”, poi caduto in disuso.
E allora, Prosit!
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