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Ultime notizie dal Blog Antico

Greco Antico App nei libri di scuola

20 Marzo 2021 by Giovanbattista

Greco Antico App nei libri di scuola

Oggi inauguriamo una nuova rubrica del Blog Antico, dedicata alle notizie sugli aggiornamenti che ricevono le App Antiche. Il 2021 sarà infatti un anno di generose novità e di buone notizie per gli utilizzatori delle App Antiche.

Cominciamo con un annuncio: da marzo abbiamo avviato una collaborazione con la casa editrice Simone Scuola.

L’obiettivo è quello di portare le App Antiche tra i banchi di scuola anche attraverso i testi cartacei di una casa editrice che apprezza il nostro impegno di sviluppare app educative di qualità e che condivide i nostri valori.

Grazie alla collaborazione, gli studenti che adottano il libro “Dia nea palaia” – un valido versionario edito dalla Simone Scuola – otterranno un codice per utilizzare gratuitamente per 1 anno l’edizione PRO di Greco Antico App.

Greco Antico App nei libri di scuola

Per utilizzare il codice Simone basterà scaricare la versione gratuita Starter di Greco Antico App ed inserire il coupon all’interno dell’app. Si attiverà così la versione PRO con validità di 1 anno. Per maggiori dettagli sull’utilizzo del coupon, visita la pagina dedicata.

Seguiranno in futuro altre collaborazioni, sia per il greco antico che per il latino.

Un caro saluto!

G.P.


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La Perifrastica Attiva in Latino: teoria ed esempi

13 Dicembre 2020 by Sotero

La perifrastica attiva è un costrutto che esprime un’azione che sarà compiuta nell’immediato futuro, che si ha intenzione di compiere o che è inevitabile, e non ha un corrispondente esatto in italiano. La tradurremo così:

  • Nel caso di azione che sarà compiuta nell’immediato futuro, tradurremo in italiano la perifrastica attiva con “stare per…” coniugato al tempo del verbo essere latino seguito dal verbo espresso in latino col participio futuro all’infinito.

    Ad esempio “profecturi sumus” si tradurrà come “stiamo per arrivare”;
  • Nel caso di azione che si ha intenzione di compiere, tradurremo la perifrastica con “avere intenzione di…” coniugato al tempo del verbo essere latino seguito dal verbo espresso in latino col participio futuro all’infinito.

    Ad esempio “Crassus exercitum adversus Parthos ducturus erat” si tradurrà come “Crasso aveva intenzione di guidare l’esercito contro i Parti”;
  • Nel caso di inevitabilità, la perifrastica si tradurrà o introducendo un avverbio come “alla fine” e “inevitabilmente“, oppure utilizzando il verbo “dovere” coniugato al tempo del verbo essere latino seguito dal verbo espresso in latino col participio futuro all’infinito.

    Ad esempio “omnes morituri sumus” si tradurrà come “tutti dobbiamo morire” oppure come “alla fine moriamo tutti” o “inevitabilmente, moriamo tutti”.

La costruzione della Perifrastica Attiva:
Participio Futuro + “Esse”


La perifrastica attiva latina si costruisce con il participio futuro del verbo che dà il significato alla struttura sintattica, accompagnato dal verbo essere latino adeguatamente coniugato.

Non ci sono infatti limitazioni ai modi ed ai tempi nei quali potrà essere coniugato il verbo essere che regge la perifrastica attiva: il tempo ed il modo dipenderanno dal tipo di frase in cui la perifrastica attiva si trova.

Esempi di Perifrastica Attiva


Dopo aver chiarito gli aspetti teorici della perifrastica attiva, è opportuno fare un po’ di esempi, visto che il modo migliore per imparare la sintassi del latino è vedere come la utilizzavano i più grandi autori dell’antica Roma:

  • “Bellum scripturus sum, quod populus Romanus cum Iugurtha, rege Numidarum, gessit” = “Sto per scrivere della guerra che il Popolo Romano condusse contro Giugurta, re di Numidia” (Gaio Sallustio Crispo).
  • “[M. Crassus] ducturus erat a Carris adversus Parthos exercitum” = “Marco Licinio Crasso aveva intenzione di guidare l’esercito da Carre contro i Parti” (Valerio Massimo).
  • “Lacedaemonii adversus servos dimicaturi esse videbantur” = “Pareva che gli Spartani avessero intenzione di combattere contro gli schiavi” (Marco Giuniano Giustino).
  • “Caesar dixit sententiam se dicturum fuisse, nisi impediretur” = “Cesare disse che aveva intenzione di dire il suo parere, se non [gli] fosse stato impedito” (Marco Tullio Cicerone).
  • “Eiusdem iuris esse debent qui sub eodem rege victuri sunt” = “Devono seguire le stesse leggi coloro che devono vivere sotto lo stesso re” (Quinto Curzio Rufo).
perifrastica attiva

Vuoi approfondire altri temi di sintassi latina e tenerli sempre a portata di mano?

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La Perifrastica Passiva in Latino: teoria ed esempi

13 Dicembre 2020 by Sotero

La perifrastica passiva è un costrutto che esprime un’azione che si deve o si è obbligati a compiere, e non ha un corrispondente in italiano.

La costruzione della Perifrastica Passiva:
Gerundivo + “Esse”


La perifrastica passiva latina si costruisce con gerundivo + esse, opportunamente coniugato ed eventualmente il dativo d’agente della persona obbligata a compiere l’azione espressa dal gerundivo.

L’italiano non esprime dovere o obbligo con strutture passive ma attive (semplicemente dicendo “devo” o “sono obbligato a”), di conseguenza è necessario variare sensibilmente la struttura latina per tradurre la perifrastica passiva, più precisamente:

  • Il dativo d’agente (se presente) diventa soggetto del verbo “dovere” o “essere obbligato”; se non c’è un dativo d’agente la frase italiana sarà invece impersonale con “si deve…” o “bisogna…”.
  • Si introduce il verbo “dovere” o “essere obbligato a” coniugato, tendenzialmente, come il verbo essere in latino e concordato con il soggetto costruito come al punto precedente.
  • Il gerundivo diventa un infinito retto da “dovere” o “essere obbligato a”.
  • Il soggetto di “esse” diventa l’oggetto dell’infinito costruito come al punto precedente.

Ad esempio la frase “romanis pacta servanda sunt” si traduce come “i romani devono rispettare i patti”, e – come si può vedere il dativo d’agente “romanis” è diventato il soggetto del verbo dovere, si è introdotto il verbo “devono” coniugato come “sunt”, il gerundivo è diventato l’infinito “rispettare”, ed il soggetto di esse è diventato l’oggetto di “rispettare”, cioè del gerundivo diventato infinito in italiano.

Per finire questa trattazione sulla perifrastica passiva, è opportuno segnalare le seguenti tre particolarità:

  • Anche i verbi deponenti possono comparire nelle perifrastiche passive: il gerundivo infatti ha significato passivo anche per tali verbi. Ad esempio tradurremo “legionarii hortandi sunt” come “bisogna esortare i legionari”.
  • Però, i verbi intransitivi possono avere solo la perifrastica passiva impersonale, come ad esempio “eundum erat”, cioè “bisognava andare”.
  • Ultima particolarità è che, nel caso in cui vi sia un altro dativo nella frase oltre al complemento d’agente, il complemento d’agente è reso con a/ab + ablativo, e non con il dativo.

Esempi di Perifrastica Passiva


Dopo aver chiarito gli aspetti teorici, è opportuno fare alcuni esempi di perifrastica passiva, visto che il modo più efficace per imparare la sintassi latina è vedere come la utilizzavano i maggiori autori dell’antica Roma:

  • “Ceterum censeo Carthaginem esse delendam” = “Per il resto, penso si debba distruggere Cartagine” (Marco Porcio Catone).
  • “Quibus rebus adductus, Caesar non exspectandum sibi statuit” = “Visto quanto era accaduto, Cesare decise di non dover attendere” (Caio Giulio Cesare).
  • “Nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus” = “Ora bisogna bere, ora bisogna far risuonare la terra con libero piede” (Quinto Orazio Flacco).
  • “Caesar omnia uno tempore erant agenda: signum tuba dandum, ab opere revocandi milites, acies instruenda” = “Cesare doveva fare tutto allo stesso tempo: doveva dare il segnale con la tromba, doveva richiamare i soldati dalle (loro) occupazioni, doveva schierare l’esercito” (Caio Giulio Cesare).
  • “Faciendum est mihi illud qud postulat” = “Io devo fare ciò che lui (mi) chiede” (Tito Maccio Plauto).
  • “Caesar persequendum sibi (esse) Pompeium existimavit” = “Cesare riteneva di dover inseguire Pompeo” (Caio Giulio Cesare).
perifrastica attiva

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Gallia est omnis divisa in partes tres

10 Dicembre 2020 by Sotero

Traduzione e analisi dell’incipit del “De Bello Gallico” di Caio Giulio Cesare


L’incipit del “De Bello Gallico” di Giulio Cesare – “Gallia est omnis divisa in partes tres” – è uno dei grandi classici della letteratura latina. Per questa ragione abbiamo deciso di regalare ai fan delle App Antiche questa pagina di analisi e traduzione.

Gallia est omnis divisa in partes tres: Analisi


Il “De Bello Gallico” è stato scritto tra il 58 ed il 50 a.C. da Caio Giulio Cesare, mentre era impegnato nella campagna di conquista della Gallia.

Di fatto si tratta di una sorta di diario di guerra, che fornisce un resoconto in terza persona della campagna di Cesare e che, probabilmente, era stato da lui scritto per “giustificare” le proprie azioni e la propria ambizione di fronte al Senato, preoccupato per la sua ascesa.

Questo brano, come del resto tutto il “De Bello Gallico”, è scritto in un latino semplice, fluido ed immediato, nonché estremamente ripetitivo nell’uso delle strutture sintattiche e delle parole.

Ciò risulta peraltro coerente con l’intenzione dell’autore di redigere un resoconto il più oggettivo possibile, almeno all’apparenza.

Altrettanto coerente è iniziare un resoconto di una campagna bellica descrivendo la geografia dei luoghi che Cesare avrebbe conquistato ed illustrando brevemente le caratteristiche dei popoli che avrebbe sottomesso (magnificandone peraltro le doti ed il coraggio, in modo tale da far apparire, indirettamente, le proprie imprese ancor più significative).

Di seguito proponiamo una traduzione dell’incipit del “De Bello Gallico” di Cesare; per maggior chiarezza abbiamo riportato traduzioni alternative e più fedeli al testo latino fra parentesi tonde con la dicitura “lett.” ed abbiamo inserito alcune parole fra parentesi tonde per migliorare la resa in italiano.

Gallia est omnis divisa in partes tres: Traduzione Letterale


Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur.

La Gallia è, nel complesso, divisa in tre regioni (o “parti”): una di queste (lett. “di queste una”) la abitano i Belgi, un’altra gli Aquitani e la terza la abitano quei (popoli) che nella propria lingua si chiamano (lett. “sono chiamati”) Celti e, nella nostra, Galli.

Hi omnes lingua, institutis, legibus inter se differunt.

Tutti questi (popoli) differiscono fra loro per lingua, istituzioni e leggi.

Gallos ab Aquitanis Garumna flumen, a Belgis Matrona et Sequana dividit.

Il fiume Garonna separa i Galli dagli Aquitani, (ed i fiumi) Marna e Senna (li) separano dai Belgi.

Horum omnium fortissimi sunt Belgae, propterea quod a cultu atque humanitate provinciae longissime absunt, minimeque ad eos mercatores saepe commeant atque ea quae ad effeminandos animos pertinent important, proximique sunt Germanis, qui trans Rhenum incolunt, quibuscum continenter bellum gerunt.

Tra tutti questi (popoli) i più forti sono i Belgi, visto che distano moltissimo dalla civiltà e dall’umanità della Provincia, e (visto che) quasi mai (lett. “minimamente spesso”) i mercanti arrivano da loro ed importano (lì) quei prodotti (lett. “quelle cose”) che tendono a corrompere l’animo (lett. “quelle cose che hanno a che fare con il corrompere gli animi”). (Difatti i Belgi) sono molto vicini ai Germani che abitano al di là del Reno ed ai quali (i Belgi) muovono continuamente guerra.

Qua de causa Helvetii quoque reliquos Gallos virtute praecedunt, quod fere cotidianis proeliis cum Germanis contendunt, cum aut suis finibus eos prohibent aut ipsi in eorum finibus bellum gerunt.

Ragione per cui anche gli Elevezi si superano in coraggio gli altri Galli, visto che quasi quotidianamente si scontrano in battaglie coi Germani, quando li respingano dai proprio territorio (lett. “dai propri confini”) o (quando) loro stessi muovono guerra nel territorio dei Germani (lett. “nei confini di quelli”).

Eorum una pars, quam Gallos obtinere dictum est, initium capit a flumine Rhodano, continetur Garumna flumine, Oceano, finibus Belgarum, attingit etiam ab Sequanis et Helvetiis flumen Rhenum, vergit ad septentriones.

Di queste, una regione (lett. “parte”), che abbiamo detto (lett. “si è detto”) spettare ai Galli, prende inizio dal fiume Rodano, è delimitata dal fiume Garonna, dall’Oceano e dai territori (lett. “confini”) dei Belgi, tocca il fiume Reno dal lato dei Sequani e degli Elvezi (lett. “dai Sequani ed Elvezi”), (e poi) si estende a Settentrione.

Belgae ab extremis Galliae finibus oriuntur, pertinent ad inferiorem partem fluminis Rheni, spectant in septentrionem et orientem solem.

(Le terre dei) Belgi hanno inizio dai confini più remoti della Gallia, e toccano la parte più meridionale del fiume Reno (e) si estendono a Settentrione e (ad) Oriente.

Aquitania a Garumna flumine ad Pyrenaeos montes et eam partem Oceani quae est ad Hispaniam pertinet; spectat inter occasum solis et septentriones.

L’Aquitania si estende dal fiume Garonna sino ai monti Pirenei ed a quella parte dell’Oceano che è verso la Spagna; (Questa regione) va da Occidente a Settentrione.

de bello gallico

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Allora prova la sezione “Maturità” di iLatinista dove troverai tradotte tutte le versioni proposte al Liceo Classico per l’Esame di Stato dagli anni ’90 ad oggi.

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Imparare il greco antico

7 Dicembre 2020 by Sotero

Indice

  • Benvenuto
  • Cosa significa lingua morta?
  • A cosa serve studiare il greco?
  • Parole che derivano dal greco antico

Benvenuto! Siamo qui per fare due chiacchiere e domandarci se e perché è utile imparare il greco antico.

Senza dubbio, mentre sono al Liceo Classico, quasi tutti si chiedono: “chi me lo ha fatto fare?”. Poi, una volta finito, quando si passa all’Università o si va a fare tutt’altro, è altrettanto innegabile che quanto imparato lì rimanga con te per il resto della vita (o, per esperienza, almeno nei successivi 15 anni!).

Infatti, imparare il Greco Antico è come andare in bicicletta o quasi: dopo qualche anno non ti ricorderai ovviamente la grammatica o tutte le parole che avevi imparato ma, fidati, quando sentirai un termine con un’etimologia strana o farai un viaggio in Grecia, molte cose ti torneranno in mente.

Ma chiunque ti potrà sempre dire “beh? A cosa serve imparare il Greco Antico se non lo parla nessuno?”.

Questo scetticismo nasce da un errore comune: ritenere il Greco Antico una lingua ormai sepolta nel passato. Ma non è affatto così.

Cosa significa lingua morta?


A nostro modo di vedere, la definizione di Lingua Morta è questa: una Lingua cambiata così tanto da essere quasi irriconoscibile, ma non certo un vecchio arnese del tempo che fu, anzi, una lingua ancora molto attuale da cui, nei secoli, si sono evolute altre lingue.

Come diremo più avanti, le lingue come il Greco Antico non sono affatto scomparse, ma si sono evolute e trasformate, mischiandosi con mille altre influenze, fino a diventare le lingue che parliamo oggi in buona parte del mondo!

Ma allora a cosa serve studiare il Greco Antico?

Un attimo di pazienza…

Prima di (cercare di) rispondere alla domanda principale che ci siamo posti, è meglio porsene un’altra: “perché è utile chiedersi a cosa serve studiare le lingue antiche?”.

Prima risposta:

perché è il caso di capire per quale motivo stiamo impiegando il nostro tempo sui libri, senza limitarci a dire: “sennò chi lo va a spiegare alla professoressa?”.

Seconda risposta:

perché se non abbiamo un obiettivo per lo studio è difficile metterci l’impegno necessario, e a quel punto studiare diventa un peso, spesso insopportabile.

Detto questo, passiamo alla domanda principale, che è l’argomento di questo piccolo discorso.

A cosa serve studiare il greco antico?


Lasciamo completamente perdere l’ambito scolastico: è ovvio e banale rispondere a questa domanda dicendo “perché devo far bene la verifica”. Questa motivazione la diamo per scontata.

Bene, ma al di fuori dell’ambito scolastico a cosa mai potrà servire studiare il Greco Antico, che non è parlato più da nessuno, o il Latino, che è usato solo in rarissimi casi in ambito ecclesiastico o per qualche citazione colta o pseudo tale?

Prima di cercare una risposta, dobbiamo premettere che lo scopo non è certo quello di convincere tutti che il Greco sia cosa amena e meravigliosa: la passione per le “lingue morte” non è comune a tutti, come quella per le moto, per la cucina o per il giardinaggio!

Lo scopo è invece, da un lato, quello di discutere con gli appassionati della materia o con chi ci sia approccia da autodidatta, e, dall’altro, quello – ci auguriamo – di dare un obiettivo allo studio scolastico del Greco più utile e concreto del semplice “voto” che – mi rendo ben conto – non è una motivazione entusiasmante…

Ragione #1: L’eredità del Greco e del Latino.

Come dicevamo, quel che sta alla base dell’utilità di studiare il Greco, come il Latino del resto, è che le lingue morte sono sì morte, ma si sono poi “reincarnate” nelle lingue moderne ed il pensiero antico ancora ci influenza nel 2018.

Conoscere il Greco (ed il Latino) è fondamentale per conoscere e capire le lingue di oggi, dall’Italiano al Francese, dal Portoghese a parti dell’Inglese senza nemmeno risalire troppo all’indoeuropeo (che “wolf” e “lupo” vengano dalla stessa radice non è facile da vedere, ma fidatevi che è così!). Certo, il Cinese, il Finlandese ed il Giapponese magari no, ma, ad ogni modo, accontentiamoci.

Tramite l’evoluzione e la derivazione della lingua si trasmette un modo di intendere la realtà e le cose proprio di ciascun popolo: dunque, per capire il nostro rapporto con la realtà, vi direi che è necessario conoscere l’evoluzione della nostra lingua. Il medesimo discorso, ancora più forte, si applica se siamo interessati a capire la cultura dell’Antica Grecia: come possiamo capire i Greci o gli “Italiani moderni” se non sappiamo cosa significano davvero “θυμός” o “ἀλήθεια”?

Ragione #2: L’etimologia delle lingue di oggi.

Anche se non siete d’accordo con la prima motivazione un po’ “filosofeggiante”, potreste convenire che l’etimologia è di per sé un argomento interessante.

Forse siamo noi ad essere strani, ma sapere che “Periscopio” è costituito da “σκοπέω” + “περί” = “guardarsi attorno”, è curioso!

Parole che derivano dal greco antico


Proviamo a fare ancora qualche esempio: vi sfido a non trovare almeno un po’ interessante l’origine di queste parole derivanti dalla lingua greca!

  • La parola “Cimitero” deriva da “κοιμάω/κεῖμαι” più il suffisso locativo “-τηριον”: cioè il “posto dove si mette qualcuno a riposare” o “si riposa”;
  • “Monaco” deriva da “μόνος”, cioè “uno che sta da solo”;
  • il termine moderno “Televisione” ha origine dall’avverbio “τῆλε” e dalla radice “ἰδ/wid” o più semplicemente chi ha inventato la parola pensava al latino “video”, cioè “vedere a distanza”: la televisione ci mostra infatti cose che stanno anche lontane;
  • lo stesso vale per il “Telescopio” che è una via di mezzo fra il “periscopio” e la “televisione”, col telescopio non ci guardiamo infatti “attorno” come col periscopio ma guardiamo “lontano”;
  • passando momentaneamente al latino, all’inglese e al tedesco, pensiamo a “Mouse” e “Maus”, che altro non sono che “mus, muris” duemila anni dopo;
  • o ancora dal greco: “Poligono” deriva da “πολύς” e “γόνυ”, cioè una “cosa dai molti angoli” o anche una “cosa dalle molte ginocchia”;
  • troviamo infatti “γόνυ” (o la variante “γωνία”) sia in “Goniometro” (una “cosa che misura gli angoli”) sia in “Ginocchio” o nel francese “Genou” e, con un po’ più di fatica nell’inglese “Knee”, che indicano sempre il ginocchio: fra “g(o/e/i)n” e “k()n” non c’è una gran differenza;

Se questi piccoli esempi ti son piaciuti, ho una buona notizia: anche se non lo sai, ti piacciono il Greco Antico ed il Latino, basta che mentre li studi tu tenga a mente che si possono imparare molte cose curiose sulle lingue “moderne”, che poi altro non sono che una rivisitazione di quelle “morte”!

Attento però, quando ti troverai in classe durante una lezione, dovrai essere tu ad interessarti e a cercare informazioni qua e là. Se inizi non riuscirai più a smettere e – fidati – apprezzerai molto ma molto di più anche argomenti un po’ più noiosi come gli aoristi e gli ablativi assoluti!

App per imparare il greco antico

Se ti piacerebbe affrontare un percorso di studio delle lingue classiche, e vorresti valutare se lo studio del greco antico fa per te, ti consigliamo di provare il “Corso di Prova in un Giorno” all’interno di Greco Antico App. Questo strumento di supporto allo studio è disponibile per iPhone, iPad e per sistemi Android.

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